giovedì 29 aprile 2021

Il Passetto del Biscione - A Roma se dice.....Cercà Maria pe' Roma


Amò sabato o domenica se il tempo lo permette annamo in bicicletta 🚴🏼‍♀️🚴🏼‍♀️ a “Cercà Maria pe’ Roma”.....😂😂.... ”annamo a cercà chi? Che stai a scherzà”

a pochi metri da Campo de' Fiori, si trova un passaggio piccolo e seminascosto da pochi conosciuto, chiamato il Passetto del Biscione, che mette in comunicazione Piazza del Biscione con via di Grottapinta.
Passetto del Biscione

A parte la burla questa espressione romanesca, molto usata quando si vuole esprimere l’enorme difficoltà di trovare qualcosa o qualcuno....appunto cercare una donna con un nome comune tra le strade di Roma ....un po’ come “cercare un ago nel pagliaio“, ha origini da un legame con la religione cristiana e con la Madonna.

Video:




Passetto del Biscione

A Roma, infatti, a pochi metri da Campo de' Fiori, si trova un passaggio piccolo e seminascosto da pochi conosciuto, chiamato il Passetto del Biscione, che mette in comunicazione Piazza del Biscione con via di Grottapinta.

Il Passetto del Biscione



Si tratta di un passaggio con oltre 2000 secoli di storia. In questo luogo, in età romana, si trovata il Teatro di Pompeo e, in età medievale vennero realizzate le chiese di Santa Barbara dei Librai e San Salvatore in Arco.

Entrata da Piazza del Biscione accanto al Ristorante Da Pancrazio



Uscita lato Via di Grottapinta

Proprio quest'ultima chiesa, che oggi è nota come Santa Maria in Grottapinta ,venne annessa al palazzo degli Orsini e li si trovava un'icona raffigurante la Madonna della Divina Provvidenza.

Icona raffigurante la Madonna della Divina Provvidenza

A seguito di un fatto di sangue avvenuto nella chiesa di Santa Maria in Grottapinta, la stessa venne sconsacrata.

L'espressione "Cercà Maria pe' Roma" si riferirebbe proprio alla difficoltà di trovare a Roma quell'icona di Maria nascosta a tra i vicoli.

Una curiosità di questo posto.... il 9 luglio 1796 accadde un fatto miracoloso.

La Madonna mosse gli occhi, come se si fosse svegliata all’improvviso, aprendo e chiudendo le palpebre e seguendo con le pupille la folla che si erra riunita all’annuncio dell’evento. Infatti molti si radunarono attorno alla miracolosa immagine e, a dire il vero, in quei giorni il fatto accadde a numerose altre immagini sacre rappresentanti la Vergine, non solo a Roma.

Per dare una sistemazione più dignitosa al tabernacolo che conteneva il dipinto, si decise di chiudere uno degli ingressi che portava al passetto, rendendo ancor più nascosta l’immagine di Maria.

L’immagine sacra originale del Passetto venne portata nella chiesa di San Carlo ai Catinari ed al suo posto si alternarono numerose altre immagini sacre che per la maleducazione della gente e l’incuria venivano sistematicamente danneggiate o rubate.

Lo stesso Passetto si ridusse ad un angolo buio, sporco e maleodorante.

Il Passetto del Biscione prima del restauro

Nel 2014 il passaggio è stato completamente rimesso a nuovo, ripulito, sono stati restaurati gli intonaci e ridipinti gli affreschi.


Anche il dipinto della Madonna originale è stato riproposto grazie ad una copia realizzata e riprodotta nei minimi particolari dall’artista Raffaella Curti.

Particolare del soffitto
Grazie della lettura.

Marzia e Tony

lunedì 26 aprile 2021

Fontana del Mascherone: Rione Regola


Fontana del Mascherone

Le fontane sono uno dei simboli della Città di Roma. Pensate che ne sono state costruite più di duemila, presenti tuttora tra le strade e le piazze romane.

La fontana del Mascherone nel Rione Regola è addossata al muro che separa via Giulia dal Lungotevere, non lontano dalla parte posteriore di palazzo Farnese.

Fontana del Mascherone dove si trova

Video visibile su versione web:

Venne realizzata presumibilmente nel secondo quarto del XVII secolo, a spese della Famiglia Farnese che abitava il palazzo antistante, (come dimostrerebbe il giglio del coronamento) da Girolamo Rainaldi (1570-1655), lo stesso architetto che in quegli anni realizzò le fontane gemelle di piazza Farnese.

Famiglia Farnese giglio del coronamento
Alimentata con l’Acqua Paola.

Già nel 1570 la “Congregazione sopra le fonti” aveva destinato una fontana alla “Strada Giulia” (la via aperta all’inizio del Cinquecento da papa Giulio II) e ne aveva prevista l’alimentazione con l’acqua Vergine.

Via Giulia e Fontana del Mascherone

Tuttavia fu necessario attendere la canalizzazione dell’acqua Paola (1612) per vedersi la nascita dell’opera. La fontana, originariamente era isolata al centro di un piccolo slargo, che ospitava nel 1660 un teatro all’aperto (il muro retrostante fu edificato infatti alla fine dell’Ottocento),

Fontana del Mascherone
L’Acqua Paola, sgorga dal mascherone centrale presumibilmente di epoca romana , si riversa nel piccolo catino sottostante, per poi ricadere nella grande vasca termale rettangolare di granito, probabilmente antica, e da ultimo nella piscina posta a livello del terreno, delimitata da due colonnine unite da sbarre di ferro.

Particolare del Mascherone


Il tutto coronato da un giglio in metallo che ha sostituito, nel secolo scorso, un giglio in pietra, stemma della famiglia Farnese. In occasione di feste della famiglia Farnese, dalla fontana fuoriusciva vino anziché acqua; nel 1720, in onore di Marco Antonio Zondadori, nominato Gran maestro dell’Ordine di Malta, la fontana gettò vino per tre giorni consecutivi. Via Giulia venne arricchita di addobbi e vi sfilarono i maggiori esponenti della nobiltà romana, splendidi in carrozze lussuose e abbigliamento sfarzoso. Marzia e Tony Casa Vacanze IN ROME IN LOVE IN BIKE 🏛❤️🚴🏼‍♀️

venerdì 23 aprile 2021

Piazza Basilica di San Pietro: storia e illusioni ottiche

A casa der papa non solo arte ma anche effetti speciali

Basilica di San Pietro Vista dall'alto
La Piazza è da sempre al primo posto, tra le mete da raggiungere, non solo motivazione strettamente religiosa - di Papa ne esiste uno solo e abita a Roma - ma per molteplici meraviglie 🤩.... c è la Cupola! Su disegno di Michelangelo, “Er Cupolone” più famoso al mondo.

Cupola di San Pietro
Per noi che siamo appassionati di bicicletta è anche la meta della tappa 45 e l’ultima della Via Francigena che collega La Storta a Roma 🚴🏼🚴🏼‍♀️

la meta della tappa 45 e l’ultima della Via Francigena che collega La Storta a Roma
Piazza San Pietro

la meta della tappa 45 e l’ultima della Via Francigena che collega La Storta a Roma
Piazza San Pietro

Qui batte introvabile il cuore di Nerone 🖤 Tra le migliaia di sampietrini che compongono il selciato della piazza della basilica, ce n’è uno proprio a forma del cuore dell’imperatore. Più precisamente è situato sul lato sinistro, guardando la facciata di San Pietro, all’interno della pavimentazione della rosa dei venti.

ra le migliaia di sampietrini che compongono il selciato della piazza della basilica, ce n’è uno proprio a forma del cuore dell’imperatore. Più precisamente è situato sul lato sinistro, guardando la facciata di San Pietro, all’interno della pavimentazione della rosa dei venti.
Il Cuore di Nerone
S’affaccia di domenica il Papa per la benedizione e svetta orgoglioso uno dei tredici obelischi di Roma, l'Obelisco Vaticano.
L'Obelisco Vaticano è uno dei tredici obelischi antichi di Roma
L'Obelisco Vaticano
Ma voi eravate a conoscenza delle illusioni di Piazza San Pietro studiate affinché la piazza potesse apparire ancora più suggestiva, agli occhi dei suoi osservatori? Un po’ di storia Nel 1656 Gian Lorenzo Bernini iniziò i lavori per la costruzione della Piazza, ideata per dare un significato simbolico unico che saltasse agli occhi di tutti, la facciata della Basilica posta al centro della Piazza e circondata da due braccia di colonne.

Il colonnato pensato per accogliere i fedeli e diffondere il messaggio di una Chiesa capace di abbracciare tutti credenti e non credenti, come disse lo stesso Bernini:

“La chiesa di S. Pietro, quasi matrice di tutte le altre doveva haver’ un portico che per l’appunto dimostrasse di ricever à braccia aperte maternamente i Cattolici per confermarli nella credenza, gl’Heretici per riunirli alla Chiesa, e gl’Infedeli per illuminarli alla vera fede”. I lavori durarono 11 anni. Il colonnato è costituito da 284 colonne e 88 pilastri disposti su quattro file e sormontati da una copertura a capanna che riprende il quadriportico paleocristiano. Sulla sommità sono collocate 162 gigantesche statue di santi. Dal punto di vista tecnico parliamo di un’opera che ha richiesto oltre quarantaquattromila metri cubi di travertino. La pietra arrivava dalla vicina Tivoli sia via terra che via fiume. L'effetto che il Bernini vuole ottenere con questo progetto è quello di catapultare lo spettatore dal buio delle antiche stradine romane (l’accesso alla piazza avveniva tramite vie molto strette quelle tipiche dei borghi di Roma) alla luminosità della grande piazza.
Quartiere della Spina di Borgo
Non esisteva infatti Via della Conciliazione e lì sorgeva un quartiere, il cosiddetto Quartiere della Spina di Borgo.

Quartiere della Spina di Borgo

Questo effetto è stato perso definitivamente durante il periodo fascista quando, per celebrare la firma del Concordato, venne costruita l’attuale Via della Conciliazione.

Quartiere della Spina di Borgo

Attraverso il colonnato il visitatore è portato a scoprire gradualmente la vastità della piazza e ad accorgersi con progressivo stupore dell'immensità della Basilica.

Questa appare più vicina al colonnato grazie al disegno a trapezio della piazza di collegamento alla facciata.

La forma della piazza è ellittica, quindi completamente in linea con quelli che erano i canoni del Barocco. Illusioni ottiche del colonnato Tra le illusioni, una delle più note è legata sicuramente alle 284 colonne di Piazza San Pietro.

Camminando nella piazza, tra le fontane e l’obelisco, si trovano due dischi sulla pavimentazione, recanti la dicitura centro del colonnato.

Posizionandovi sopra di essi, infatti, le file di colonne “scompaiono” tanto che lo sguardo vedrà una sola fila di colonne.

E non finisce qui. Attraversando la piazza, le colonne sembrano avvicinarsi e allontanarsi, dando vita ad un movimento tutto da scoprire, grazie ad impeccabili studi di prospettiva e calcoli geometrici fatti ad hoc dal Bernini.


Due dischi sulla pavimentazione, recanti la dicitura centro del colonnato
Tra le illusioni, una delle più note è legata sicuramente alle 284 colonne di Piazza San Pietro.  Camminando nella piazza, tra le fontane e l’obelisco, si trovano due dischi sulla pavimentazione, recanti la dicitura centro del colonnato. Posizionandovi sopra di essi, infatti, le file di colonne “scompaiono” tanto che lo sguardo vedrà una sola fila di colonne.
Illusione ottica Colonnato Piazza San Pietro

Il colonnato, inoltre, segna il confine tra lo Stato della Città del Vaticano e lo Stato italiano. Puntando lo sguardo sull’ingresso, inoltre, verso la facciata della Basilica creata dal Maderno, si ha l’impressione che le colonne della porta principale siano di colore diverso. In realtà non è così: si tratta di un gioco di luci calcolato matematicamente.

Oltre la particolare forma data alla facciata, infatti, le colonne sono convesse – anche questo è visibile soltanto avvicinandosi – ed è questa loro caratteristica a rendere possibile l’illusione della diversità cromatica.
La cupola
Raggiungendo l’obelisco vaticano, proprio nel centro della Piazza, e mettendovi dietro di esso, ecco invece realizzarsi un’altra “magia”.

Rivolgendovi alla facciata, noterete che i tre elementi della Cupola, la sfera dorata sulla cima e le due pietre miliari degli archi, formano un triangolo.

A seconda del punto di osservazione, dovrebbe cambiare quest’immagine geometrica, ma non accade. Merito delle finestre con i lati inclinati, gli osservatori sono ingannati!

Quell’inclinazione, infatti, fa percepire la cupola in movimento insieme a voi!

Facciata Basilica di San Pietro

L’illusione è che “si sposti” a destra o a sinistra tra le teste delle statue, seguendo il vostro sguardo!
Il circo di Nerone 🎪 Tra le curiosità, invece, sapevate che a San Pietro, prima della Piazza e della Basilica, sorgeva il Circo di Nerone?

Proprio qui, infatti, esisteva un impianto per gli spettacoli, lungo circa mezzo chilometro.

Corse di bighe, esibizioni circensi, esecuzioni cristiane (tra cui quella di San Pietro): questi gli eventi ospitati.

Senza contare che, la zona non era mica così pianeggiante, anzi qui sorgeva uno dei numerosi colli di Roma!
Vi abbiamo incuriosito? Conoscevate queste piccole meraviglie di uno dei monumenti più visitati di Roma? Casa Vacanze IN ROME IN LOVE IN BIKE Marzia e Tony....e le BIKE ❤️🚴🏼🚴🏼‍♀️ Sito Casa Vacanze IN ROME IN LOVE IN BIKE

martedì 20 aprile 2021

Compleanno di Roma 2024. Il 21 aprile 753 a.C.

Natale di Roma MMDCCLXXVII Dies Romana


Compleanno di Roma. Il 21 aprile 753 a.C. 


Pantheon


Con questa data inizia la cronologia della città e quindi nell’anno 2024 (in numeri romani MMXXIV) abbiamo l’anno 2777 (MMDCCLXXVII) dalla fondazione di Roma.



Quando si considera un’esistenza come quella di Roma, vecchia di oltre duemila anni e più, e si pensa che è pur sempre lo stesso suolo, lo stesso colle, sovente perfino le stesse colonne e mura, e si scorgono nel popolo tracce dell’antico carattere, ci si sente compenetrati dei grandi decreti del destino.


(Goethe)



Colosseo 

Curiosità su questo giorno 

l’effetto di luce che, a mezzogiorno in punto di tutti i 21 di aprile, entra dall'oculo del Pantheon, regalando uno spettacolo suggestivo, affascinante, quasi magico, che si verifica solo una volta l'anno.


I raggi di luce illuminano perfettamente la porta di bronzo d'ingresso, quella da cui oggi entrano i visitatori ma da cui, tanti anni fa, accedeva l'imperatore.



L'effetto di luce che, ancora oggi, affascina romani e turisti fu progettato già al momento della costruzione del Pantheon da parte di Agrippa, genero dell'imperatore Augusto, nel 27 a.C.


La cupola del Pantheon, con il suo particolare oculo è stato, infatti, progettato da Agrippa, per volontà di Augusto, proprio con l'intenzione di scandire le stagioni dell'anno e far sì che il 21 aprile - in occasione del Natale di Roma - la luce centrasse la porta di bronzo per illuminare l'imperatore da capo a piedi.


Vi facciamo conoscere la poesia per Roma di  Paco Fabrini in arte il piccolo Rocky Giraldi, un grande amico romano e romanista che ci ha lasciato da qualche anno


MAMMA ROMA, ROMA MIGNOTTA


Mamma Roma, Roma mignotta,

nà cosa te chiedo, nà cosa me importa

si devo da morì, e poi rinasce

che sia dar ventre tuo, dalle tue cosce.

Trestevere è una, l'altra è Testaccio,

e in mezzo, ner fiume, io m'affaccio!

Strigneme ar petto, fammè succhià,

nutrime er core, cosi che possa cantà!

Ce ne hai mille de zinne, rosa e lillà,

te le tigne er cielo e te le fà brillà!

Le campane so capezzoli sonanti

sopra er frastuono de urla, clacson e pianti.

Tu sei la lupa, io so i gemelli

Abbraccicame tutto nei vicoletti tua belli.

Che er primo vagito mio sia un vaffanculo,

ma senza astio e cor core puro.

Famme addormì e famme sognà

che tutto st'asfalto se possa leva'...

Mamma Roma, Roma mignotta,

famme fijo tuo, un altra volta!


Auguri Roma ❤️


Marzia e Tony 


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Madama Lucrezia (in romanesco Madama Lugrezzia): statua parlante di Roma.

Madama Lucrezia (in romanesco Madama Lugrezzia), è una delle sei statue parlanti di Roma.

Madama Lucrezia (in romanesco Madama Lugrezzia), è una delle sei statue parlanti di Roma.
Madama Lucrezia

Si tratta di un colossale busto di epoca romana, alto circa 3 metri, attualmente posto su un basamento all'angolo tra Palazzo Venezia e la basilica di San Marco al Campidoglio. nell'omonima piazza.

Come per le altre statue le ipotesi sul personaggio raffigurato sono molteplici, la più accreditata sembra essere la dea Iside (o una sua sacerdotessa) perché il nodo della veste sul petto è una caratteristica che ricondurrebbe a quel culto, forse proveniente dal vicino santuario romano dedicato a questa divinità egizia, in Campo Marzio.

La statua fu collocata nella posizione attuale dal cardinale Lorenzo Cybo intorno al 1500.

Il busto sarebbe stato donato a Lucrezia d'Alagno, l'amante di Alfonso V d'Aragona re di Napoli, la quale, dopo la morte di Alfonso, a causa dell'ostilità del suo successore si trasferì a Roma ed abitò nei pressi del luogo dove ora si trova la statua.

Ad ulteriore conferma dell'ipotesi dell'attribuzione del nome con riferimento a quella Lucrezia, è la circostanza che nel XV secolo il termine “madama” era usato a Napoli, ma non a Roma.

“Madama Lucrezia” nel ruolo di statua parlante, costituiva la voce di protesta del popolino romano verso i personaggi pubblici meno amati e più chiacchierati della Roma del XIV e XV secolo e oltre.

Riportiamo un esempio.

Durante la Repubblica Romana, nell’Anno del Signore 1799, il popolino arrabbiato contro il cosiddetto “ordine costituito”, per dare libero sfogo all’insoddisfazione repressa, rovesciò a terra il busto marmoreo e venne attaccato sulle spalle il solito cartello – rigorosamente anonimo!:

“ Non ne posso veder più!”

Un’ antica tradizione e usanza era il portare rispetto a Madama Lucrezia.

Chi vi passava davanti, doveva togliersi il cappello ed inchinarsi e la giornata sarebbe stata propizia.

L’usanza era fatta rispettare dai monelli del rione che facevano inchinare i passanti lasciando in terra una moneta legata ad un filo che ne consentiva l’immediato recupero. I cappelli venivano tolti dai precisi colpi di fionda degli stessi ragazzi.

“Madama Lugrezzia” è stata anche protagonista a suo malgrado de «il ballo dei guitti», ossia degli spiantati, dei ridicoli e dei goffi, dei gobbi, che si svolgeva ogni primo di maggio nella seconda metà del secolo scorso.

Il ballo costituiva uno spettacolo molto divertente che rapidamente attraeva gente di tutte le categorie sociali.  La festa si svolgeva così.   Prima di tutto i guitti mimavano un gioco simile a quello chiamato "a fà li sposi". Ogni uomo si doveva scegliere una donna qualunque come finta sposa, quindi ogni coppia, prima di cominciare a ballare, si presentava davanti a Madama Lucrezia e faceva finta di sposarsi, come se la statua fosse il sindaco o il curato.   Poi davanti alla statua di madama Lucrezia si cominciava a ballare il saltarello.
«il ballo dei guitti»

In questa occasione veniva adornata con collane di aglio e cipolla, nastri di tutti i colori, carote.

Il ballo costituiva uno spettacolo molto divertente che rapidamente attraeva gente di tutte le categorie sociali.

La festa si svolgeva così.

Prima di tutto i guitti mimavano un gioco simile a quello chiamato "a fà li sposi". Ogni uomo si doveva scegliere una donna qualunque come finta sposa, quindi ogni coppia, prima di cominciare a ballare, si presentava davanti a Madama Lucrezia e faceva finta di sposarsi, come se la statua fosse il sindaco o il curato.

Poi davanti alla statua di madama Lucrezia si cominciava a ballare il saltarello.

Ogni occasione era buona per far festa a Roma 💃🕺🎊

Grazie della lettura :-)

Marzia e Tony